Estetica

del

quotidiano

Il disegno del progetto è chiaro: realizzare almeno un’opera al giorno per tutta la durata dell’anno. Le difficoltà si incontrano durante la lettura, quando si cerca di ricostruire il senso di ogni singolo lavoro per trovare il filo rosso dell’unione. Si rivela presto un esercizio faticoso e inutile perché viene meno il formarsi di una struttura in grado di fare sistema, capace di stabilire delle relazioni tra i vari interventi creativi come fossero elementi diversi di uno stesso ordine. L’unica forma di ordinamento è data dal tempo che si limita a marcare i confini generali dell’operazione, a contenere le innumerevoli azioni affinché non si disperdano nel flusso della vita. La chiusura del tempo entro un inizio e una fine schiude la logica di una prospettiva, quella del 2004, che misura la grandezza numerica dei risultati artistici. Ogni opera esposta, infatti, è segnata da una data in cui si indica il mese e il giorno per documentare il corso del lavoro svolto. In questo modo è possibile stabilire l’andamento della creatività. Si prenda, ad esempio, il giorno più prolifico del mese di gennaio, mercoledì 14 con undici opere realizzate, mentre in febbraio primeggia lunedì 9 con tredici opere. Per entrambi i casi sono disegni stesi con la matita o l’inchiostro, tecniche veloci e relativamente semplici che favoriscono l’incremento della produzione. Anche sabato 6 marzo, al terzo posto con otto opere realizzate, si rifà a tecniche consimili, quali inchiostro e acquerello su carta. Grazie all’archivio aggiornato messo a disposizione nel sito www.stefanopasquini.net si può completare la classifica provvisoria – per chi scrive corre ancora il mese di dicembre – dei giorni più prolifici dell’anno:

1) lunedì 9 febbraio – 13 –

2) mercoledì 14 gennaio – 11 –

3) sabato 6 marzo – 8 –

4) sabato 10 gennaio – 6 –

5) mercoledì 14 aprile – 6 –

6) venerdì 9 gennaio – 5 –

7) domenica 25 gennaio – 5 –

8) domenica 1 febbraio – 5 –

9) mercoledì 28 aprile – 5 –

Per mantenere questo ordine di idee si può ragionare secondo altre grandezze cronologiche. Il mese più prolifico è gennaio con 73 opere realizzate. Seguono febbraio (56), marzo (50), aprile (49) … dopo un inizio florido la produzione si assesta tra le 35 (giugno) e le 48 (ottobre) opere. Si potrebbero compilare nuove classifiche, tracciare diagrammi, elaborare calcoli statistici, avanzare dei pronostici sull’andamento futuro della creatività come se l’attività artistica di Pasquini fosse paragonabile a quella redditizia di una fabbrica. Basta visitare il sito, aggiornato a cadenza settimanale, e verificare gli ultimi risultati conseguiti dalla Pasquini®. Da qui alla “totoarte”, concorso periodico di pronostici sul numero delle opere realizzate nei vari giorni della settimana, il passo è breve, i tempi maturi. Mai come oggi risorse mentali ed economiche sono finalizzate a quei giochi di fortuna in cui la vincita è in grado di risolvere una vita che non soddisfa. L’opera 2004 può essere letta come risposta a questo malessere. È solo necessario uscire dal sito, attendere che l’anno volga a termine e vivere l’opera allestita in galleria. Il controllo tecnico esercitato dallo scrupoloso aggiornamento dello spazio web su ogni soluzione creativa minaccia di ridurre l’arte a mero dato informativo.

È necessario uscire dalla galleria virtuale del tempo, dall’impianto analitico del regesto e vivere l’effettiva qualità delle opere. Dopo una prima disamina si coglie la diversità delle tecniche e dei supporti. Matite, acquerelli, pastelli, colori acrilici, inchiostri, macchie di vino o di sangue trovano applicazione su fogli di carta e di cartone, su un biglietto del treno, su un assegno non incassato…ogni superficie è buona purché accolga il segno tracciato, ogni procedimento è valido se informa la materia. Non è tutto. Pasquini fa abbondante uso di stampe fotografiche, di file digitali che possono contenere fotografie, testi grafici in pdf, brani sonori e musicali. La presenza di soluzioni tecnologiche avanzate è significativa, ma non gli impedisce di rifarsi alla tradizione dell’oggetto prelevato dalla realtà – ready made -; di recuperare le antiche tecniche artigianali legate al cucito o di sconfinare in ambito comportamentale che raggiunge il massimo compimento con Yumi, messa al mondo il 19 luglio. Una diversità che non disgrega il corpo dell’opera 2004. A garantirne l’identità concettuale è l’approccio coerente nei confronti della realtà. Un approccio libero e leggero, venato da un’ironia che mette in discussione ogni posizione dogmatica.

Tanta versatilità rispecchia un’apertura mentale pronta a valorizzare le risorse estetiche e noetiche presenti nella quotidiana contingenza. Bisogna saperle cogliere, bisogna esserci. È necessaria la presenza di un uomo con i sensi attivi per leggere sul piano della vita prosaica i riflessi di un’arte da avverare. In realtà, per uno sguardo squisitamente concettuale, qual è quello di Pasquini, anche la realtà più meschina si rivela essere un’orgia di stimoli intellettuali. Lo stesso apparato percettivo, consapevole del lavoro in corso, si sensibilizza sulla dimensione estetica della vita ordinaria scoprendo in essa una fonte inesauribile di richiami creativi. Anzi, tutto può essere dichiarato artistico, purché a stabilirlo sia un artista riconosciuto e Pasquini lo è, come conferma, non senza una certa ironia, il certificato di artista reale rilasciato il 29 febbraio. Risulta chiaro, a questo punto, che l’attività creativa non è il fine ma solo un mezzo.

L’obiettivo di realizzare almeno un’opera al giorno travalica le problematiche legate alla fattura e al senso. Chi si avvicina al 2004 con l’intenzione di leggere i singoli lavori è destinato a perdersi nei meandri semantici del quotidiano vivere. Numerose opere sono così vincolate ai percorsi biografici di Pasquini da risultare ermetiche. È necessario andare oltre il prodotto e soffermasi sul processo che l’ha generato. Un processo pervasivo che informa la vita di ogni giorno, la anima di colori sepolti dalla consuetudine. Si scopre un’estetica del quotidiano in grado di alleggerire la consistenza ottusa della realtà, di alleviare il malessere che sprigiona dal suono fesso della materia. Invece di cercare rifugio nella speranza di un evento straordinario e risolutivo, Pasquini si cala nella vita ordinaria per riscoprirla ricca di valori estetici.

Daniele Astrologo, 2004